Aldo Manuzio, nato a Bassiano a metà del XV secolo e morto il 6 febbraio 1515 a Venezia, è uno di quei personaggi che farei studiare a scuola ma che, purtroppo, viene spesso ignorato.
In questa rubrica di appunti sparsi e caotici, che considero pillole di curiosità che magari trovate interessanti da leggere tra una notizia inutile ed un fake tanto condiviso su Facebook, spendo due righe per parlarvi di lui.
Aldus Mannucius, come usava firmarsi nelle prime edizioni che produceva, studiò con Giovanni Pico della Mirandola e fu anche tutore di suo nipote, il principe Alberto III Pio. Pare che fu proprio Alberto, successivamente a finanziare le sue prime stampe.
Aldo, che fu anche insegnante, va ricordato per la caparbietà con la quale perseguì il suo obiettivo di creare una tipografia che producesse edizioni stampate dei capolavori della letteratura e della filosofia greca e latina, per diffonderne la conoscenza, altrimenti destinata a ridursi sempre più fino a scomparire.
La creò a Venezia, negli anni dello splendore della Serenissima, alcuni decenni dopo la caduta dell’Impero Romano d’Oriente.
Ammirevole lo spirito che animava il suo lavoro: diede sempre più importanza alla qualità delle sue opere, piuttosto che sacrificarla a favore del profitto. Il forte impeto di far conoscere la cultura greca lo portò a realizzare il suo sogno, ovvero quello di fornire testi impeccabili a costi contenuti, al fine di allargare il più possibile il bacino di utenti.
Ultima curiosità, nel 1502 fondò l’Accademia Aldina, cui fecero parte anche Pietro Bembo ed Erasmo da Rotterdam, che aveva come scopo primario la divulgazione degli studi ellenistici, tant’è che i membri dovevano comunicare tra di loro solo ed esclusivamente in greco.
In caso di errore dovevano pagare una multa, seppur di modesta entità, che avrebbe alimentato un fondo comune.
Concludiamo quindi con un ‘grazie Aldo‘, grazie per aver pubblicato Aristotele, Cicerone, Catullo, Virgilio, Omero, ma anche Tucidide, Sofocle, Erodoto e Ovidio, per citare gli autori più importanti.
E non dimentichiamo quel curioso Hypnerotomachia Poliphili, che ispirò il romanzo ‘Il codice del quattro‘ di Ian Caldwell e Dustin Thomason.