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Esplorazione della Roggia Molinara di Vercelli (Piemonte, VC)

Nella giornata di domenica 5 novembre 2017 è stato possibile ispezionare un tratto della roggia Molinara di Vercelli.
Grazie all’interessamento dell’assessore Carlo Nulli Rosso e della collaborazione del dott. Daniele Zanotti di Ovest Sesia, l’esplorazione del sottosuolo cittadino è avvenuta garantendo i massimi livelli di sicurezza possibili, nonostante le importanti precipitazioni meteoriche della prima mattinata.

Di enorme importanza è stato definire con precisione gli orari dell’esplorazione, affinché Ovest Sesia potesse ridurre la portata dei canali all’interno della roggia e disabilitare, in quella finestra temporale, le pompe elettromeccaniche di sollevamento. Queste, infatti, vengono azionate per aiutare il deflusso dell’acqua in canalizzazioni pressoché orizontali, ovvero prive di importanti pendenze.
L’improvviso carico di acqua che questi sistemi avrebbero generato, ci avrebbero potuto travolgere con conseguenti complicazioni.
Dopo aver ispezionato i tratti a cielo aperto, per valutare la portata dell’acqua, certamente arricchita dalle precipitazioni meteoriche, si è deciso di intraprendere l’ispezione conoscitiva.
E’ stato percorso un tratto di circa ottocento metri, da via Pastrengo a via Santorre di Santarosa, con il duplice obiettivo di verificare alcune dicerie popolari e di ispezionare uno dei rami idrogeologici minori di Vercelli, al fine di comprenderne lo stato in relazione ad eventuali problematiche idrogeologiche e di valutare l’eventuale presenza di scarichi abusivi.
L’aspetto che ci interessava maggiormente, era quello di poter osservare la fattura del manufatto in prossimità di viale della Rimembranza, sotto al quale si ipotizzava la presenza di un teatro romano un tempo unito all’anfiteatro.
Alcuni anziani avevano raccontato di aver esplorato, negli anni ’70, il tratto sotterraneo della roggia Molinara, tra l’anfiteatro e via Asmara e di aver visto, inglobati nella muratura, possenti mura romane.


Il tratto indagato è attribuibile ad un centinaio di anni fa, coerente con i lavori di deviazione risalenti al 1928. Il cemento di rivestimento, che costituisce volta e piedritti, sostituisce o copre ogni possibile tratto di romanità, ammesso che ancora esista.
Nei tratti a cielo aperto sono visibili diversi edifici abbandonati e avvolti dal degrado, mentre prolificano piante di fico, kiwi e canneti.
Interessante resta in ogni caso l’andamento dell’opera idraulica che un tempo seguiva le mura della cittadella e che, per questa ragione, riprende il perimetro dei bastioni.
Questo è invece il documentario integrale e completo di quanto girato durante la prima giornata esplorativa:

Impressionanti alcuni tratti interamente ricoperti da spesse ragnatele che conferiscono al sito un aspetto surreale, capace di far correre facilmente la fantasia ad un qualche film della saga di Alien.
Infine, alcune radici di piante, infiltrandosi nel sottosuolo attraverso tombinature di superfice, hanno raggiunto il fondo della galleria, creando veri e propri pilastri che andrebbero rimossi per evitare che essi trattengano i sedimi riducendo quindi la sezione dell’alveo.

“I risultati dell’iniziativa – sottolinea l’assessore Carlo Nulli Rosso – attuata grazie a Luigi Bavagnoli del “Teses”, ci permettono di consegnare tutto il materiale fotografico raccolto al nostro consulente tecnico per la redazione del Piano di Protezione Civile del Comune di Vercelli così come a Ovest Sesia che, essendo responsabile della manutenzione, avrà notizie nuove e attuali sullo stato del canale”.

L’anfiteatro di Vercelli

Se ne parla molto, di recente. E ancora di più in questi giorni, perché, pare, qualche cosa si stia muovendo.

Molti vercellesi ancora non ne sono a conoscenza e la notizia suona come una “scoperta” degli ultimi anni. Un immenso anfiteatro romano. Wow! Proprio a Vercelli? Ma dai!

Si. Ed è noto già da qualche tempo… da 450 anni!!!

Si tratta di un monumento di notevole interesse archeologico, rimasto sepolto tra viale Rimembranza, via Massaua, corso Salamano e corso De Rege, lambito dalla roggia Molinara. E’ un’opera di grandi dimensioni, avente un’ellisse di 120/130 metri, una cinquantina in più rispetto a quello, molto più conosciuto, presente a Verona. Le sue dimensioni potrebbero essere analoghe a quelle dell’anfiteatro di Pollenzo, per fare un paragone verosimile.

L’anfiteatro di Vercelli dovrebbe risalire all’età Flavia, collocabile quindi tra la fine del I secolo e la prima metà del II ed è una dimostrazione di quanto Vercelli fosse importante all’epoca. Ce lo testimonia la sua maestosità, si veda la precintia esterna dotata di muri radiali, ed anche i pregevoli materiali impiegati nella sua costruzione.

Il cantiere aperto al fine di riportarlo alla luce ha già presentato tracce di sepolture medioevali, che andranno studiate in modo accurato.

L’esistenza di questa costruzione, come dicevamo in apertura, è nota già dal 1560, quando venne ampliata e rafforzata, per ordine di Emanuele Filiberto, la cittadella di Vercelli. (“Vedonsi i fondamenti di un amplissimo anfiteatro”).
In questa occasione vennero alla luce, in seguito ad alcuni scavi, anche due bellissime statue. Una figura maschile, probabilmente consacrata al dio Apollo e forse fatta portare a Torino dal duca Emanuele Filiberto nel 1565, ed una figura femminile forse mai identificata con maggiore precisione.

Dalle memorie storiche di Ranza, risalenti ai secoli XVI e XVII, apprendiamo che, ai suoi tempi “…si sono visti sottoterra fra la Cittadella e la chiesa di San Giacomo i vestigi di un anfiteatro simile ai romani nel quale intorno vi erano seggi di pietra e nel mezzo furono trovate due bellissime statue, una d’uomo l’altra di donna che si dissero essere di… E poco discosto da quel luogo, anzi in sito congiunto si vide essere un porticciolo coperto in mezzo del quale v’era una tavola di marmo finissimo con un suolo artificioso e intagliato di lettere che per l’antichità non si potevano leggere…
E nel medesimo luogo per incontro al bastione fuori dalla città e vicino alle mura della cittadella si videro le fondamenta d’un ippodromo assai grande e di forma rotonda.

E’ ben documentato anche in un documento dalla carta allegata a “Vercelli Fortificata nel 1610 sotto Carlo Emanuele I”, altra testimonianza pubblica della sua esistenza.

Compare successivamente in un disegno stampato a Padova e risalente al 1713, caratterizzato dalla sua struttura a forma circolare, tangente il fossato delle mura, collocato a ovest della città secentesca.
In età moderna è stato ancora padre Luigi Bruzza, storico di origine genovese, a trattare nuovamente l’argomento, seguito anche da Vittorio Viale, il quale ricorderà che, nel 1928, vennero scoperti due dei muri radiali costruiti per sostenere le gradinate.

E sicuramente ne erano consapevoli i signori che hanno edificato negli ultimi decenni in quella zona, demolendone certamente una buona parte. Sarebbe opportuna un’inversione di tendenza, provare a conservare e valorizzare, al posto di demolire. Almeno evidenze così importanti ed antiche.

Pare che non molto distante ci fosse anche un’ippodromo, ma la Vercelli Romana, dove non demolita, ha ancora moltissimo da raccontare, ed i singoli reperti dovrebbero essere correttamente affiancati a strutture edili da rendere turistiche o quantomeno visitabili.

Credo sia dunque difficile di parlare di novità assoluta ed il fatto che ancora in molti ignorino questo tassello della nostra storia denota quanto l’interesse per l’arte e la cultura sia sempre più debole.